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Giustizia penale in rete

Il 19 settembre a Perugia si dibatte il tema della giustizia in rete in un workshop dal titolo La giustizia penale nella “rete” Le nuove sfide della società dell’informazione nell’epoca di internet, organizzato dal Laboratorio Permanente di Diritto Penale.

Chiara Bigotti, che ha insegnato informatica giuridica e diritto dell’informatica per il Corso di Laurea in Informatica Applicata e ha collaborato con il nostro Dipartimento a progetti nazionali ed Europei su questi temi, parteciperà al convegno parlando della sicurezza informatica come bene comune e analizzando le implicazioni penalistiche e di politica criminale.  Il programma completo e’ disponibile in pdf. Riporto di seguito una breve introduzione all’argomento tratta dal call for papers del convegno, ma nei prossimi giorni sarà Chiara Bigotti a riassumere su questo blog i contenuti delle relazioni che verranno presentate in attesa della pubblicazione ufficiale degli atti.

Il nuovo millennio è caratterizzato dall’esplosione di Internet e dei nuovi prodotti tecnologici, che ha comportato cambiamenti epocali in ogni settore della vita umana. Essi offrono molteplici opportunità di sviluppo sul piano sociale, culturale ed economico, ma rappresentano altresì, da un lato, un terreno fertile per nuovi fenomeni, modi e tipi di comportamenti di rilievo penale, oltre che un formidabile mezzo per commettere reati “tradizionali”; dall’altro lato una nuova frontiera di lotta alla criminalità, che può offrire innovativi strumenti e mezzi per la ricerca delle prove e, in generale, per il contrasto a gravi fenomeni criminosi.
Nel frattempo sono cambiate le stesse modalità comunicative, di accesso alle informazioni e di circolazione del sapere scientifico. Il cyberspace, infatti, costituisce uno spazio virtuale in continua evoluzione che consente la delocalizzazione delle risorse e la loro raggiungibilità, da parte dell’utente, da ogni luogo e distanza, real-time, anche grazie alle nuova dimensione del cloud e della “struttura” del web, nonchè la detemporalizzazione delle attività, che possono essere pianificate e svolte attraverso operazioni automatizzate programmate dall’utente.
In questa costante evoluzione le manifestazioni criminose che si realizzano “in rete”, “attraverso la rete” o “tramite strumenti tecnologici” hanno assunto nuove e differenti configurazioni, che trovano crescente rilievo offensivo ed allarmante impatto sociale e che necessitano di una risposta normativa a livello nazionale e sovranazionale. Sul piano europeo, con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona la “criminalità informatica” è stata inserita nell’art. 83 TFUE fra i fenomeni criminosi di natura grave e transnazionale su cui l’Unione Europea ha competenza penale.
Le principali questioni che il giurista deve affrontare in questo momento storico di grandi cambiamenti – in cui il ricorso alle tencologie, “investigazioni tecnologiche” e all’accessibilità a dati ed informazioni trasmesse per via telematica deve confrontarsi con le esigenze di accertamento dei reati e di ricerca della prova, da un lato, e di rispetto delle garanzie e dei diritti inviolabili dei cittadini, dall’altro lato – minano le categorie classiche del diritto penale – sollevando nuovi interrogativi, che coinvolgono necessariamente i principi di offensività, sussidiarietà e proporzione – e mettono in crisi i tradizionali istituti processualistici.

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